19 febbraio 2021
Oggi, solo in Italia, 35 milioni di persone sono attive sui social network con un’età compresa dai 13 ai 65+ anni.
La necessità per le imprese o per le piccole attività di esserci sulle più note piattaforme social è dunque una prerogativa. Ma non basta esserci, importante è sapere COME ESSERCI.
Aprire un account o una pagina sui social è piuttosto semplice, non occorrono certo grandi competenze tecniche. Ma, tra l’aprire un account/pagina e saperla gestire è tutt’altro che semplice. La strategia, l’analisi e la comunicazione sono gli aspetti fondamentali che ne faranno la differenza.
I follower, infatti, non arriveranno mai da soli sulla tua pagina social super bella e accattivante. Nessuno sa ancora che ci sei e che i tuoi prodotti/servizi sono proprio ciò di cui potrebbero aver bisogno. Per questo dovrai pianificare ogni tua singola attività: sviluppare una strategia di marketing, di comunicazione e un piano editoriale che ti serviranno per intercettare il tuo target di riferimento e attrarli nella tua cerchia.
Il pubblico che riuscirai a intercettare attraverso un’adeguata strategia social sarà per la tua azienda una risorsa inestimabile. Infatti, ai tuoi follower dovrai dedicare del tempo e tanto ascolto poiché sarà anche attraverso le loro reazioni e i loro commenti che potrai capire meglio i loro bisogni, gli interessi e i comportamenti. I canali social sono, infatti, uno strumento bidirezionale potente che ti permetterà di dialogare in modo più diretto con i tuoi clienti e, soprattutto, ascoltare i loro suggerimenti per migliorare i tuoi servizi o i tuoi prodotti o, anche, crearne di nuovi.
Attenzione, però, perché per fare questo dovrai saper leggere e analizzare i numeri che raccoglierai in merito a dati demografici, geografici, sociali e comportamentali di chi interagisce con i tuoi post e la tua pagina. Solo attraverso una buona lettura e un buon monitoraggio di questi dati potrai rispondere in modo efficace ai bisogni del tuo target.
Prima di scegliere su quali canali social essere presenti, è importante definire la propria mission e vision dell’impresa, a chi ti stai rivolgendo compresa l’età, la nazionalità e gli interessi del tuo target obiettivo.
Solo conoscendo e avendo ben chiari i propri obiettivi potrai definire il canale social che meglio risponde al tuo bisogno. Ad esempio TikTok sarà sicuramente un’opzione se il tuo prodotto/servizio è destinato a un pubblico molto giovane, o LinkedIn se, invece, devi rivolgerti a un target professionale. Studia bene ogni singolo social network, questo ti consentirà di individuare quello che è più in target con il tuo prodotto/servizio.
Da considerare anche il budget a disposizione: avrai risorse sia economiche che umane sufficienti per poter realizzare una strategia di social media marketing per tutti i social in cui vorresti essere presente?
12 febbraio 2021
Attrarre più utenti possibili, generare lead, convertire il contatto e farlo diventare cliente per aumentare il fatturato delle imprese. Questo l’obiettivo del Funnel Marketing.
Un’attività che può rivelarsi preziosissima se indirizzata a un preciso target di utenti, nel giusto momento, se è pensata sfruttando i corretti canali e comunicata in modo appropriato con contenuti di interesse e utili per chi li guarda.
CONTENT IS THE KING
Sapere sempre in quale fase del funnel si trova ciascun utente per fornirgli esclusivamente le informazioni a lui necessarie. Per esempio: se un utente si è iscritto alla vostra newsletter perché trova i vostri articoli interessanti, non sarà contento di ricevere continuamente email promozionali. L’engagement, in questo caso, si può ottenere continuando a sollecitarlo con contenuti informativi, cercando di capire se sia pronto per valutare opportunità di acquisto.
SCEGLIERE I TEMPI GIUSTI
Se abbiamo acquisito un lead e quest’ultimo ha manifestato un interesse più profondo per il vostro prodotto/servizio, se sappiamo che è già in comunicazione con l’azienda, non ha senso “perseguitarlo” con notizie che potrebbero infastidirlo. Con tutta probabilità, ciò che si aspetta da noi sono informazioni specifiche sul prodotto e sulla possibilità di acquistarlo.
COORDINAMENTO FRA MARKETING E COMMERCIALE
È necessaria una perfetta sintonia e collaborazione fra il marketing e il commerciale della vostra azienda. Le parti, infatti, debbono essere d’accordo, convinte e informate di portare avanti le azioni del funnel. Investire molti soldi per raccogliere lead che la parte commerciale non è in grado di gestire, sarebbe un boomerang e creerebbe solo situazioni problematiche.
Identificare il target da raggiungere e impostare azioni atte a sensibilizzare il target che ancora non conosce i nostri brand o servizi. In questa fase si possono utilizzare azioni sui social con immagini, video e stories, attivare campagne Ads su Google, valutare all’occorrenza azioni di native advertising e campagne SEO.
Per ognuno degli strumenti presi in considerazione è necessario identificare perfettamente il target per far entrare nel Funnel i visitatori realmente interessati al prodotto o al servizio proposti.
In questa fase si possono prevedere diverse azioni per creare interesse, per fornire contenuti utili, aumentare la brand image, persuadere della qualità di ciò che si propone e invitare il target a una successiva call to action. Funzionano molto bene le landing page.
Dopo la fase di notorietà, per stimolare il desiderio nel potenziale cliente, si passa ad un’azione più profonda. Questo è infatti il momento in cui l’utente comincia a guardarsi intorno alla ricerca di una soluzione al suo problema. In questa fase si possono offrire demo o versioni di prova gratuite. In questo modo possiamo registrare i dati di contatto dell’utente e, in seguito, ricontattarli attraverso azioni di remarketing.
Abbiamo acquisito il lead che a questo punto è “caldo” ed è pronto ad approfondire le caratteristiche di prodotto, il prezzo, le condizioni di garanzia. È in questa fase che il marketing cede il lead al commerciale che dovrà gestirlo per convertire l’interesse in una vendita.
7 gennaio 2021
Quando una storia ci tocca veramente? Quando ci fa scattare una scintilla di interesse? Quando ci appassiona? La risposta potrebbe apparire semplice e scontata “Quando una storia è interessante, non banale, quando la narrazione è coinvolgente, quando tocca il cuore ed emoziona.” Ma questo non basta. Non basta soprattutto oggi, dove la pervasività dei social incide in modo sempre più significativo sull’atteggiamento delle persone.
A causa della pandemia che ha investito prepotentemente l’economia mondiale e a seguito della trasformazione digitale che si è rivelata fondamentale per mantenere alta la competitività delle aziende, i modelli di business, gli approcci comunicativi e le campagne di marketing sono gli aspetti che le organizzazioni sono chiamati a ripensare e ridefinire. L’empatia è pertanto uno degli obiettivi di qualsiasi strategia di marketing.
Nel costruire la storia di un brand o nel raccontare un prodotto, suscitare emozioni facendo leva su valori con i quali l’utente possa identificarsi, pratica propria dello storytelling, sembra piuttosto scontato. Diverso è invece lavorare sulle passioni, sui rapporti da coltivare, sulle inclinazioni personali, sulle esperienze e far diventare quell’utente un vero e proprio brand ambassador. Come? Rendendolo co-protagonista delle storie. Facendolo interagire, sollecitandolo ad esprimersi, coinvolgendolo quale parte integrante del progetto dell’azienda. In questo modo si risponde meglio a quelle che sono le domande più ricorrenti del consumatore “Cosa potrebbe fare quel brand per me? Perché dovrei sceglierlo? Perché quel prodotto e non un altro? Cosa rende questo prodotto tanto speciale?”. È così che la comunicazione del brand diventa di reale utilità per l’utente.
Questa forma di comunicazione racconta il rapporto tra il brand e il proprio consumatore in una chiave concettuale differente, più vicina alle attuali modalità di ingaggio e relazione con il cliente. Una comunicazione che comincia dal cuore stesso dell’organizzazione, dalle attività intraprese, ridefinite in base all’ascolto attivo e costante del proprio target e al fattivo coinvolgimento dello stesso. Una comunicazione che significa passare dalle parole ad azioni notevoli, tangibili e misurabili.
In quest’ottica, il cambiamento richiede all’azienda una maggiore sintonia con gli attuali mutamenti sociali e civili, laddove la qualità della vita, il work life balance, il wellbeing, l’inclusione, la digital transformation, il rispetto dell’ambiente, la responsabilità e la partecipazione al raggiungimento del bene comune, sono temi che non possono essere ignorati. Questo significa anche una particolare attenzione verso la scelta dei propri dipendenti e le partnership dell’azienda con marchi che condividano gli stessi valori. Ma l’aspetto determinante è la modalità con la quale i contenuti vengono trasmessi, la stretta relazione fra la promessa e la realtà dei fatti e, di conseguenza, la coerenza fra ciò che si fa e ciò che viene comunicato.
Una storia che ogni azienda deve costruire day by day, che vive e fa vivere ai propri clienti in una narrazione più aperta, che risponda a desideri effettivi e non a logiche commerciali, ponendo l’accento sull’esperienza immersiva e totale dell’utente e sulla costante interazione delle parti.
Esperienza. Sebbene ci sia una diffusa attitudine all’uso dei social, l’esperienza fisica, olfattiva o sensoriale che sia, rimane sempre quella più gratificante. Uno storydoing che si rispetti deve portare all’esperienza. Non parole, ma fatti!
Chiarezza e autenticità. La storia deve essere chiara e autentica per essere veramente credibile e generare reazioni positive negli utenti.
Semplicità è un altro punto focale dello storydoing. Semplificare per rendere la vita più facile, l’esperienza più accessibile, immediata e meno onerosa, oltre che per portare l’utente all’azione.
A cura di Halo Comunicazione
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