2 novembre 2021
Un argomento sempre più sentito quello della parità di genere, oggi molto dibattuto anche in Italia, dove c’è ancora molta strada da fare. Winning Women Institute, unica realtà in Italia a certificare le aziende sulla gender equality, ha già assegnato il suo Bollino Rosa a importanti imprese, alcune delle quali hanno testimoniato la loro esperienza.
L’obiettivo è estremamente chiaro ed è anche oggetto di grande sensibilità da parte di molte aziende. La gender equality è la strada maestra per uno sviluppo sostenibile delle imprese e della società tutta.
La valorizzazione dei talenti e della diversità all’interno delle aziende, oltre all’innovazione e alla sostenibilità, sono fondamentali leve per l’evoluzione e la competitività delle imprese ed è da questo presupposto che Winning Women Institute è partita per costruire il suo modello di certificazione.
In Italia c’è ancora molta strada da fare in termini di pari opportunità come suggeriscono i recentissimi dati del report “Women in business 2021” di Grant Thornton (partner di Winning Women Institute), ricerca effettuata a livello globale su circa 5.000 imprese del mid-market in 29 nazioni tra cui l’Italia. La posizione delle donne al vertice nel nostro Paese, infatti, pur avendo registrato nei primi mesi del 2021 il miglioramento di un punto percentuale rispetto al 2020 (dal 28% al 29%), risulta inferiore rispetto alla media mondiale (31%) e alle singole nazioni europee come Francia (33%) e Germania (38%).
Enrico Gambardella, Presidente di Winning Women “La nostra certificazione, vuole indagare proprio lo status quo delle pari opportunità nei vari contesti organizzativi aziendali, attraverso il Dynamic Model Gender Rating, un innovativo modello di valutazione costruito dal nostro Comitato Scientifico composto da esperti del settore e professori universitari. Le aziende che chiedono di essere certificate decidono di mettersi in discussione con la consapevolezza che potrebbero anche non raggiungere il risultato in prima battuta ma con il desiderio di intraprendere un percorso di sicuro arricchimento. Il nostro Bollino Rosa viene rilasciato solo alle aziende che rispettano indicatori molto stringenti sulle pari opportunità e rappresenta un ulteriore vantaggio competitivo nei confronti dei clienti, dipendenti e fornitori.”
Winning Women Institute che ad oggi ha già certificato importanti imprese quali Allianz Partners, Alés Group, Amgen, Cameo, Biogen, Grenke, Sanofi, SAS, Humana Italia, Ipsen, BNP Paribas Cardif e Carter & Benson, è l’unica realtà italiana ad impegnarsi sulla gender equality nei contesti aziendali con un severo processo di certificazione. Per amplificare il suo messaggio, Winning Women Institute ha recentemente firmato un accordo di partnership con AICEO, associazione Italiana dei CEO. L’obiettivo di questo accordo è quello di promuovere e sensibilizzare ulteriormente le aziende sul tema della parità di genere e coinvolgerle nel percorso di certificazione Winning Women.
Monica Chiari, Head of People & Culture di CAMEO “La nostra azienda ha nel suo DNA il concetto di famiglia nelle sue molteplici sfaccettature. Già nel lontano 2010 avevamo aperto a una maggiore flessibilità degli orari per andare incontro alle esigenze di chi aveva necessità di conciliare il lavoro con gli impegni familiari. Nel 2016 è cominciato il progetto DIVERSITY per lavorare sulla diversità e l’inclusione. Ma abbiamo investito tanto anche sulle policy a tutela della maternità.
Nel 2018 abbiamo dato il via allo smart working ed è partito il processo di certificazione WWI, ottenuta lo stesso anno, prima azienda alimentare italiana a potersi fregiare di questa importante certificazione. Oggi, abbiamo l’86 % di donne nelle posizioni apicali. Il pre-audit per ottenere la certificazione aveva rimarcato anche un gap sull’aspetto social che è stato colmato con un’iniziativa per favorire la nascita di nidi famiglia sul nostro territorio. Il nostro impegno verso le pari opportunità è imprescindibile e foriero di maggior valore per l’azienda, di grande opportunità di crescita per l’universo femminile e di una reputation che si consolida giorno per giorno.”
Alessandra Benevolo, HR & Country Services Director Italy & HR Cluster Head South Europe di IPSEN “Il rispetto della persona è la base su cui costruire il patrimonio valoriale di un’azienda. Questo concetto, da sempre importante per me, è pienamente adottato nella mia azienda, che porta avanti un approccio di wellbeing a 360°, attraverso una molteplicità di iniziative. Promuoviamo l’equality in tutti gli ambiti, tra cui il gender, sia perché sentiamo particolarmente il ruolo sociale di cura verso i pazienti così come verso i dipendenti e il sistema in generale, sia per essere un role model per le aziende che non hanno a disposizione budget faraonici e potrebbero farsi frenare da questo. Come nel B2C queste certificazioni hanno un impatto sul business, dovrebbero poterlo avere anche in mercati come il nostro, non B2C, attraverso un coinvolgimento istituzionale. Ci siamo certificati WWI nel 2019, siamo stati confermati nel 2020 e quest’anno rinnoveremo. Questa certificazione non è l’unica, siamocertificati Great Place to Work, Health Friendly Company, riconosciuti da Regione Lombardia come Virtuous Parity Company e ci stiamo certificando come Merit Company, proprio perchè crediamo fortemente in quello che facciamo”.
William Griffini, CEO di Carter & Benson “In Carter & Benson abbiamo una spiccata presenza femminile rappresentata a tutti i livelli, anche quelli di responsabilità. Nel corso degli anni, abbiamo scelto di valorizzare le risorse, comprendere le esigenze, incoraggiare i sogni professionali, bilanciando il rapporto tra vita e lavoro. Ma poiché è importante impegnarsi sempre per il meglio, abbiamo voluto capire quale fosse il reale percepito da parte dei dipendenti sulla Gender Equality e le aree nelle quali intervenire per offrire una condizione lavorativa sempre più gratificante. Questo il motivo per cui abbiamo scelto di intraprendere il percorso per ottenere la Certificazione Winning Women Institute che analizza lo status sulla parità di genere nei contesti organizzativi utilizzando quattro aree di indagine: opportunità di crescita in azienda per le donne; equità remunerativa e processi gestionali HR; policy per la gestione della Gender Diversity; policy per la tutela della maternità. Il processo di assessment e di audit per la certificazione è stato condotto in modo molto trasparente da Ria Grant Thornton. L’analisi ha sottolineato come in Carter & Benson le pari opportunità siano condizioni presenti sia in termini di ruolo che di riconoscimenti economici e come la nostra azienda gestisca con sensibilità e attenzione le tematiche di genere. Nello stesso tempo ci ha fornito spunti di riflessione evidenziando quali possano essere le aree di miglioramento. Questa valutazione è stata per noi un momento di crescita importante.”
Isabella Fumagalli, Amministratore Delegato di BNP Paribas Cardif “Siamo orgogliosi di questa Certificazione che attesta come le persone siano al centro dei nostri valori. Un impegno che si concretizza nella valorizzazione di ogni risorsa e in una forte attenzione alla presenza femminile in azienda. Con la Certificazione abbiamo avuto un riscontro oggettivo e misurabile, rispetto al modo in cui gestiamo la nostra organizzazione sul tema della gender equality. L’orgoglio è nel riconoscimento, da parte di un ente terzo, che i nostri processi siano basati sulle competenze e la valorizzazione delle persone”.
Roberto Santori – Founder e Managing Partner di Challenge Network “La nostra è un’azienda che ha una popolazione per l’85% femminile. Per noi è importante valorizzare il merito, le capacità delle persone in quanto tali. Siamo convinti che per crescere in una cultura gender equality sia importante la contaminazione e che questo approccio porti ad uno sviluppo economico più equo ed etico. Siamo arrivati ad ottenere la certificazione con un percorso di approfondimento preciso e puntuale da parte di Winning Women, attraverso interviste e questionari che hanno coinvolto tutto il nostro staff e i cui risutati sono stati messi a confronto con bilanci, numeri e dati della nostra azienda. Il tutto con lo scopo di veder soddisfatti i Key Performance Indicator previsti dal Dynamic Model Gender Rating, passaggio fondamentale per ottenere il prestigioso Bollino Rosa”.
28 novembre 2020
“Bollino rosa” per Carter & Benson, la prima società di Headhunting e Consulenza Aziendale che, in Italia, ha ottenuto la certificazione Gender Equality rilasciata da Winning Women Institute, associazione impegnata a diffondere la cultura delle pari opportunità e dell’inclusione all’interno del mondo del lavoro e sensibilizzare l’opinione pubblica su questi delicati temi.
Il rispetto dell’equità remunerativa, una significativa presenza di donne a livelli manageriali, pratiche aziendali inclusive e aperte alla tutela della maternità sono i principi che hanno permesso a Carter & Benson di ottenere la Certificazione per la Parità di Genere di Winning Women Institute.
20 marzo 2020
Cambiano i paradigmi nel mondo del lavoro ai tempi del Coronavirus. Un’analisi di William Griffini, CEO di Carter & Benson, società di consulenza e headhunting sui limiti e le opportunità del lavoro agile e la testimonianza delle esperienze di due grandi aziende, Radisson Group e American Express.
Questa crisi epocale ha imposto anche nel mondo HR un’accelerazione verso un diverso modo di concepire il lavoro e di interagire tra le persone nei diversi ruoli all’interno delle imprese.
Più limitato il modo di interfacciarsi tra i soggetti dello stesso team, povertà relazionale e sociale: se da una parte la tecnologia offre tantissime soluzioni per lo smart working e per rispondere alla mancanza di fisicità (piattaforme di condivisione, webinar…), il focus si sposta su un aspetto puramente sociologico.
Il digitale è entrato a pieno titolo nelle aziende, ma nel particolare momento che stiamo vivendo a livello globale, a causa dell’emergenza Coronavirus, il tema è quanto mai attuale soprattutto per quanto concerne il mondo del lavoro.
Le aziende si sono trovate a fare i conti con una realtà che improvvisamente ha stravolto vite e certezze. Stare a casa, per molti non è una scelta ma un obbligo e ciò ha imposto un cambio di passo, prima di tutto culturale. Stare distanti per stare più vicini, un concetto totalmente nuovo.
Lo smart working per molte realtà era una soluzione lontana o in alcuni casi molto timida. Oggi, invece, con le debite eccezioni, sembra essere l’unica via per continuare a svolgere la propria attività.
Nella quotidianità di Carter & Benson la digitalizzazione e lo smart working sono gli elementi che ne hanno segnato l’evoluzione in questi ultimi anni, nonostante il lavoro di headhunter e quello di consulenza prevedano necessariamente una forte componente relazionale.
William Griffini, CEO di Carter & Benson, afferma “Anche nella nostra attività registriamo nuove modalità operative. Non solo l’affinazione dei mandati avviene on line e, a dir la verità questo lo abbiamo già più volte sperimentato, ma la vera rivoluzione è che stanno partendo attività di induction -ovvero l’accompagnamento all’inserimento della persona neo assunta all’interno dell’organico dell’azienda nostra cliente- in remoto. Stiamo parlando di posizioni di executive manager e quindi di persone con grandi responsabilità e alti livelli di stipendio. Le aziende non si fermano, continuano ad assumere ma in modo diverso. Le persone non vanno fisicamente al lavoro, ma lavorano in remoto, con tutte le difficoltà del caso, banalmente la gestione della propria giornata da manager tra le mura domestiche e l’equilibrio con la propria famiglia.” E continua “Questa situazione ha imposto nuove regole. Solo un mese fa era impensabile credere che un primo giorno di lavoro potesse essere svolto da casa e che la formazione del ruolo avvenisse via Webex…mancano le strette di mano, la relazione one to one e tutti quegli aspetti che normalmente fanno percepire il clima aziendale, tutto un po’ strano e lasciatemelo dire anche un po’triste.”
Questo scenario di crisi sta cambiando sostanzialmente la fruizione dei servizi in ambito HR, ma per primo, William Griffini si augura non sia per sempre “Oggi ci troviamo a passare documenti, reportistica e informazioni sulle persone del team che il manager dovrà coordinare, tutto in modo rigorosamente dematerializzato. La formazione relativamente al ruolo e la presentazione del gruppo di lavoro avvengono in maniera non fisica. È uno schema nuovo al quale nessuno è abituato. Una problematica sociologica ma non operativa. Una situazione che mostra che non esistono limiti perché la tecnologia è pronta a supportare queste attività in modo molto efficiente. La difficoltà sta nel sapersi adattare ed essere aperti al nuovo, ma su questo tema noi di Carter & Benson siamo allenati ed estremamente reattivi. Tuttavia credo fortemente che l’elemento umano vinca su tutto, che non siamo fatti per questo isolamento digitale e mi auguro che con il ritorno alla normalità anche il lavoro possa essere meno a misura di software e più a misura d’uomo e ci si possa riappropriare di sane e necessarie relazioni umane.”
All’attivo di Carter & Benson, da quando è cominciata l’emergenza, già due aziende per le quali l’attività di induction è stata svolta in “remoto”, si tratta di Radisson Hotel Group e di American Express. Cosa significhi questa nuova modalità di inserimento, cosa implica dal punto di vista relazionale è spiegato dai diretti interessati.
Camilla Maggiori, Global Vice President Talent Management & Internal Communication di Radisson Hotel Group
In Radisson Hotel Group, la flessibilita’ e’ parte integrante del nostro modo di lavorare. Personalmente ho una lunga esperienza di smart working, modalità di lavoro che sperimento con successo da più di dieci anni, coordinando team di persone geograficamente disperse in tutta Europa. Di questo modo di approcciare il lavoro ho imparato nel tempo ad apprezzarne i vantaggi e gestirne i limiti. In Radisson Hotel Group lavoriamo in modo flessibile da sempre, ma l’attuale emergenza ha imposto uno smart working completo. Tutti i dipendenti hanno mostrato una grande capacita’ di adattamento alla nuova realta’ lavorativa, ed in pochi giorni siamo stati in grado di adattare i nostri processi e modificare le modalita’ di interazione senza alcuna problematica, mettendo in pratica il nostro principio cardine “Yes I Can”.
Lavorare da casa richiede grande disciplina, grande organizzazione, chiarezza degli obiettivi da raggiungere e capacità di strutturare contatti sociali quotidiani, momenti di incontro virtuali per non perdere la relazione con i colleghi. Il piu’ grande limite dello smart working sta nella perdita delle relazione umane, per questo, facendo leva sulla tecnologia, abbiamo lanciato i virtual coffee chiedendo ad ogni team di collegarsi tra loro alle 10.30 per una decina di minuti, tutti con le webcam accese per un conviviale break. Stiamo ora lanciando i virtual launch, per far in modo che le persone non si isolino e mantengano gli aspetti sociali che lo smart working limita.
La tecnologia ci ha permesso anche di svolgere attività di onboarding e di induction e trasformare la formazione face to face in una formazione virtuale, diversa dal training che normalmente si svolge on line, e molto più interattiva.
La flessibilità è un indubbio plus del lavoro agile, ma non solo, aumenta la responsabilità individuale e accresce il meccanismo di loyalty e di trust verso l’azienda. In Italia, c’è stata una grande resistenza al telelavoro e molte volte le aziende che lo hanno accettato, hanno imposto tali e tanti
controlli da renderlo decisamente difficile, senza pensare invece che potesse essere uno strumento di engagement e un vantaggio competitivo. Ora la situazione di emergenza ha forzato improvvisamente la mano nella direzione del lavoro agile, ha costretto tutti a ripensare al modo di lavorare e sono certa che quando l’emergenza finirà, tutti avremo fatto fatto tesoro delle esperienze vissute e saremo in grado di guardare allo smart working con occhi diversi, consapevoli dei suoi vantaggi ed anche dei suoi limiti e continuando a salvaguardare sempre le relazioni umane.
Rosa Santamaria Maurizio, Vice President Colleague Market Partner Italy, Spain, Nordics, Benelux and Turkey di American Express
In Amex lo smart working è parte del nostro DNA già da molti anni e questa modalità di lavoro è accessibile anche a tutte le persone del Customer Care e dell’Ufficio Viaggi che gestiscono i nostri Clienti al telefono.
Nelle ultime settimane, a causa dell’emergenza, possiamo dire però di aver fatto un vero e proprio “stress test” a questa modalità di lavoro.
Oggi abbiamo 1.140 persone delle sedi di Roma e Milano che lavorano da casa oramai da più di 15 giorni e il risultato è che il nostro business non ha subito alcun impatto. Non registriamo code di chiamate in attesa, e anzi, abbiamo attivato una gestione proattiva dei nostri Clienti per capire se potevamo esser di aiuto. Il leadership team e tutta l’organizzazione hanno dimostrato uno straordinario livello di collaborazione, agilità nelle decisioni e voglia di esserci in un momento così complesso e questo è un fatto assolutamente positivo.
L’emergenza ci ha offerto l’opportunità di rivedere alcuni dei nostri processi che richiedevano manualità e ha dato l’accelerazione finale alla loro completa digitalizzazione (e questo ci dimostra che la tecnologia c’è e possiamo fare ancor più leva su di essa). Inoltre ci ha messo nella condizione di confrontarci con alcuni limiti del nostro sistema, per esempio quello che impone al datore di lavoro di raccogliere la firma autografa dei dipendenti ai fini della validità o della prova di alcuni documenti.
Detto questo, e pur vivendo questo difficile periodo come un momento di evoluzione, non posso non rilevare che il limite più grande del telelavoro, per noi che siamo una Relationship Organization, sia quello di non potersi incontrare e vivere di persona momenti ed eventi professionali importanti e in modo molto convinto affermare che “The Best way to Back our Customers is to Back our People”.
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